“ U Liotru ” un elefantino nero posato su un obelisco è il simbolo della città di Catania. Una storia millenaria in cui storia e leggenda si intrecciano in maniera indissolubile.

Un racconto che parte dalla preistoria e attraverso miti e dominazioni ci consegna il senso di una terra che è incontro di popoli. Luoghi magici in cui la relazione con la natura, spesso terribile, è traccia indelebile.

La Sicilia nel Paleolitico era un pezzo di Africa. La piana di Catania era una zona tropicale con flora e fauna caratteristiche delle zone più calde e umide. A scorrazzare tanti tipi di animali che precludevano all’uomo la possibilità di stanziarsi. Una siciliana africana selvaggia e inabitabile.

Secondo la leggenda sarà proprio un elefante nano a cacciare tutti gli altri animali rendendo possibile l’insediamento dei primi esseri umani. Per riconoscenza i primi abitanti innalzarono una statua in onore del pachiderma.

Esiste, inoltre, un collegamento con l’antichissimo culto di Dionisio nell’isola, diffusissimo nel periodo ellenistico. Il mito narra che Dionisio sconfisse le Amazzoni a cavallo di un elefante. A Catania in seguito a questo, potrebbe essere stata predisposta la scultura in pietra lavica al fine di proteggere la città dalla furia dell’Etna.

Michele Amari ci consegna invece un racconto, che mischia fatti storici e leggenda, alla base  del nome “Liotru” o “Diotru” con cui i catanesi, e molti siciliani, chiamano l’elefantino. Secondo lo storico si tratta della traslitterazione popolare del nome Eliodoro, “nobile uomo, candidato una volta alla sede vescovile, poi molesto nemico di San Leone i cui partigiani lo dissero poi discepolo degli ebrei, negromante e fabbro di idoli”. Secondo la leggenda, sarebbe stato Eliodoro a costruire l’elefante con la lava dell’Etna attraverso i propri magici poteri, al fine di compiere alcuni velocissimi viaggi da Catania a Costantinopoli. Eliodoro per vendetta contro la mancata elezione a Vescovo iniziò a disturbare, con l’aiuto dell’elegante magico, le funzioni religiose.

È accertato che durante la dominazione araba Catania era chiamata Madinat-al-fil o Balad-al-fil , che letteralmente significa Città dell’Elefante a conferma che l’animale fosse ormai strettamente connesso all’identità della città

Nel XII secolo, il geografo arabo Idrisi giunse in Sicilia. Dai suoi scritti si apprende che la statua originale sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese non soltanto in segno di gratitudine per avere cacciato degli animali selvatici durante la fondazione dell’antica città ma anche c a protezione della città contro le eruzioni dell’Etna. Secondo il cartografo musulmano, la statua era posta appena fuori dalle mura cittadine per proteggere l’abitato da calamità naturali e attacchi

In quegli anni l’autorità cittadina era nelle mani del Vescovo-conte e il simbolo della città era l’effigie di San Giorgio. Dopo una serie di moti falliti nel 1195, nel 1207 e nel 1221, nel 1239 che Federico II firmò la concessione necessaria per l’ufficialità del passaggio sotto il controllo diretto dell’imperatore, scegliendo un simbolo più laico : “U Liotru”.

Una notizia ampiamente documentata sul “liotru” di Piazza Duomo è datata 1736. Nell’ambito della ricostruzione della città , dopo il terremoto disastroso dell’11 gennaio 1693, fu l’architetto Giovan Battista Vaccarini a porre l’elefante secondo il modello dell’Elefante della Minerva di Bernini, a Roma, su un obelisco probabilmente originario dell’Egitto, arrivato a Catania ai tempi delle crociate.  Da allora l’elefante continua a dominare la piazza principale della città.