Il duomo di Messina è uno dei più antichi e insieme dei più nuovi d’Italia.

Terremoti e incendi hanno drammaticamente punteggiato la sua esistenza, testimoniando la storia della città.

La costruzione della cattedrale si ritiene ultimata verso il 1150, in epoca normanna, ma la sua consacrazione avvenne sotto gli Svevi, il 22 settembre 1197, alla presenza dell’imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e di sua moglie, la regina Costanza, ultima principessa normanna che portò in dote il regno di Sicilia.

Da allora il duomo è stato modificato più volte; lo stravolgimento maggiore si ebbe nel ‘600, sotto il dominio spagnolo, quando la purezza essenziale delle linee medievali venne appesantita da stucchi e decori barocchi.

Soltanto negli anni ’20 del secolo scorso, in occasione della ricostruzione dopo il terremoto del 1908, venne restituita alla chiesa l’originaria sobrietà propria delle cattedrali normanne.

Tra manomissioni, interventi e modifiche, il duomo continuò la sua storia fino al 13 giugno 1943, quando i bombardamenti americani distrussero l’interno e tutto l’apparato decorativo.

L’opera di rifacimento fu rapida, già nell’agosto 1947, grazie alla tenacia dell’Arcivescovo di Messina, Angelo Paino, la chiesa venne riaperta al culto e insignita del titolo di Basilica da Papa Pio XII.

Il campanile del Duomo di Messina contiene al suo interno l’orologio meccanico e astronomico più grande e complesso al mondo.

Progettato da Théodore Ungerer di Strasburgo, fu inaugurato nel 1933 ed è ancora oggi l’attrattiva principale della città. Allo scoccare le Mezzodì, un complesso sistema di leve e contrappesi consente il movimento delle statue: automi in bronzo, che animano la facciata e che interpretano le tradizioni civili e religiose della città.

Il meccanismo si muove ogni giorno alle 12.00 e dura 12 minuti. Ogni quarto d’ora durante la giornata si muovono le due eroine ai lati del gallo, Dina e Clarenza, che battono i quarti e le ore, e il carosello delle età.

La mattina attraversando la piazza si sentono i profumi del risveglio – caffè misto al burro delle briosce che danno la sveglia alla città – si odono i rumori della frenesia – il tintinnare di piattini e tazzine, il vocio di chi ordina e di chi, uscendo, saluta e augura una buona giornata.

Può cominciare così un giorno qualsiasi sullo Stretto.