CUNTA E CAMINA PRESENTA GIACOMO SFERLAZZO.

 

Domenica 27 settembre, l’associazione turistica e culturale “CUNTA E CAMINA”, da appuntamento al “Giardino della biodiversità”, a San Biagio Platani, per incontrare l’isola – Lampedusa – nell’isola – la Sicilia.

Cunta e camina è la dichiarazione di amore di un gruppo di giovani al loro paesino – San Biagio Platani – che, scarponi da trekking ai piedi, conducono sambiagesi e non in tour urbani ed extraurbani, convinti che per amare e tutelare il prezioso patrimonio naturalistico e culturale del “paese degli archi di Pasqua”, sia necessario conoscere centimetro per centimetro  il territorio. Lontani da una visione campanilistica, si cunta e si camina anche oltre i confini di San Biagio, in una visione ampia ed inclusiva di territorio che abbraccia i Sicani e dai monti scende giù giù fino alla costa per arrivare fino a Lampedusa.

Si cunta e si camina insieme a tanti compagni di viaggio, quelli della Rete dei Borghi, associazioni che, insieme, stanno animando e colorando i piccoli borghi dei Sicani, raccontando storie nascoste, illuminando angoli unici e per lo più sconosciuti, riaprendo cortili pieni di storie che meritano di essere conosciute, storie che fanno la Storia di un territorio davvero unico.

Il 27 settembre, nella cornice profumata e colorata del giardino della biodiversità, ospiti di Aldo Bongiovanni, incontreremo Giacomo Sferlazzo lampedusano di Lampedusa, che canta la sua isola, ne racconta le meraviglie, le ferite e le speranze e lo fa viaggiando ed esplorando stili e forme di narrazione che fanno parte di una tradizione – la nostra – spesso dimenticata (https://www.facebook.com/events/2735871640012420).

 

 

INTERVISTA A GIACOMO SFERLAZZO

Giacomo Sferlazzo “la voce di Lampedusa”: la tua storia e la tua musica.

Questa definizione mi lusinga, ma non so se io sia la “voce di Lampedusa”. Sto cercando prima di tutto di conoscere e di far emergere nel mio lavoro di ricerca, di artista e di attivista tutti quegli aspetti dell’isola che sono sommersi, di cui non si parla e che invece hanno un valore enorme per capire l’isola e la sua storia. Per quanto riguarda la mia di storia è difficile riassumerla in poche righe. La mia musica, invece, è una continua ricerca in tutte le direzioni, è un percorso molto caotico che mi ha portato a incidere sei album, un bel po’ di concerti e a fare diverse collaborazioni con artisti molto diversi tra loro.

Da alcuni anni sto approfondendo la musica popolare siciliana, ma anche le forme di narrazione orale come il “ cuntu”.

Trovo la cultura siciliana piena di cose magnifiche ed essendo noi siciliani pieni di contaminazioni, ci sono tante assonanze con altre musiche del mondo.

 

Per chi arriva, Lampedusa è la “Porta d’Europa”, ma per chi ci vive Lampedusa cos’è?

La “porta d’Europa” è una definizione che non amo molto. Si è creata un’immagine dell’Europa che non corrisponde alla realtà, spesso chi parte ha molte aspettative e si ritrova in situazioni di sfruttamento e degrado. La questione delle migrazioni è molto complessa e spesso viene trattata in maniera superficiale e con schieramenti da tifoseria. In generale non si affrontano mai i motivi che spingono le persone a lasciare il proprio paese e non solo le guerre o lo sfruttamento secolare dell’Africa da parte dei paesi “occidentali” ma anche la questione del lavoro, di come in molti paesi le condizioni dei lavoratori e l’alta disoccupazione siano diventati inaccettabili, le disparità tra chi ha e chi non ha crescono sempre di più. Ma non c’è bisogno di andare in Africa, se osserviamo quanti giovani vanno via dalla Sicilia ci rendiamo conto che anche noi siamo un popolo che continua a emigrare, la differenza è che noi possiamo viaggiare con un aereo di linea o un treno e questa è un altro punto fondamentale: creare canali d’ingresso regolari nei paesi più ricchi. Purtroppo aumenta la cosi detta “guerra tra poveri” per vari motivi e questo complica tutti i processi, ci si concentra su contrapposizioni come “porti aperti” e “porti chiusi” e si perdono di vista le questioni fondamentali come potrebbe essere creare canali d’ingresso regolari. Da trent’anni si spendono milioni di euro per filo spinato, droni, radar, hotspot, vedette, fucili etc. etc. e la situazione è sempre peggio.

Io posso dirti cosa è Lampedusa per me: una piccola pietra nel mediterraneo adagiata sulla placca africana figlia di due madri la Sicilia e l’Africa. Un’isola che ha un doppio destino di luogo di scontro e incontro, di apertura e chiusura, di pace e guerra. Dal punto di vista naturalistico è un’isola che ha delle caratteristiche uniche ma il processo della globalizzazione ha ridotto la comunità ad essere completamente disgregata e in competizione, dall’altro lato la militarizzazione e l’uso come piattaforma di gestione delle migrazioni unite alla completa disorganizzazione amministrativa stanno compromettendo questo patrimonio naturalistico e corrompendo ogni possibilità di uno sviluppo armonico.

E’ un’isola che amo profondamente e di cui mi sento una piccola estensione, come un pezzo di roccia o un cespuglio di timo selvatico.

 

Non scegliamo il posto né il tempo in cui venire al mondo, ma possiamo decidere che ruolo giocare nella partita della vita: il tuo impegno da e di Lampedusano.

Credo che ci siano quattro argomenti fondamentali : l’ambiente, la salute, la cultura e il lavoro. Sto cercando di fare il possibile nel limite delle mie possibilità ma l’azione politica da soli non ha senso e dunque la cosa che sto cercando di fare è capire come riuscire ad unire più persone possibili per costruire un’idea di sviluppo per Lampedusa che si sganci completamente dalle logiche in cui siamo stati intrappolati fino ad ora. Non è per niente semplice per le tante contraddizioni che attraversano quest’isola.

 

La leggenda di Andrea Anfossi: Raccontaci il tuo nuovo lavoro

La leggenda di Andrea Anfossi è una cantata in stile cantastorie che racconta di come un’immagine sacra rappresentante la Madonna, il Bambino e Santa Caterina d’Alessandria sia finita da Lampedusa a Castellaro Ligure (Imperia). Naufraghi, corsari, eremiti, schiavi e madonne sono le figure che popolano questa storia meravigliosa che ha il suo cardine nel luogo più importante di Lampedusa: il Santuario della Madonna di Porto Salvo.

Se la cantata inizia con la tipica atmosfera dei cantastorie “voce e chitarra” che ha visto in Sicilia grandi esponenti Orazio Strano,Turi Bella e Ciccio Busacca, mano a mano che il viaggio si anima e attraversa i luoghi in cui si snoda la storia: da Castellaro Ligure a Lampedusa, dall’Egitto alla Tunisia, anche la musica e gli arrangiamenti si distaccano dalla forma monotona del cantastorie e si arricchiscono con una miriade di suoni grazie al contributo dei musicisti: io (voce, chitarra e marranzano) Jacopo Andreini (bouzouki, percussioni, sax), Marzouk Mejri (percussioni), Peppe Frana (‘ud, tar-hu, percussioni), Antonio Putzu (sciaramedda, clarinetto) e la partecipazione speciale di Daniele Sepe (flauto traverso) e Charles Ferris (tromba e trombone).

Ho anche realizzato il cartellone dipinto, elemento indispensabile per i cantastorie.

La stesura del testo in ottave di endecasillabi e la realizzazione della tela sono state possibili grazie al supporto del Forum Lampedusa Solidale.

La Leggenda di Andrea Anfossi fa parte dell’album MARINEMENZU che uscirà in versione fisica entro ottobre 2020 e che sto portando in giro voce e chitarra.

 

 

“Cantastorie” elemento di fondamentale caratterizzazione della cultura popolare: con quale senso oggi si ripropone questa modalità di racconto e di trasmissione?

Per me, è qualcosa di magico portare avanti queste forme di narrazione che hanno radici antichissime e che mi mettono in connessione con un percorso secolare che è il percorso dell’umanità. I narratori hanno sempre custodito i valori e le aspirazioni delle comunità e in certi casi le hanno condizionate. Oggi queste forme di racconto sono più difficili, perché la capacità di ascolto e concentrazione si sono abbassate molto. Il cinema e la televisione prima e le nuove tecnologie adesso hanno modificato in maniera sostanziale il modo di ascoltare e c’è chi si chiede se abbia senso oggi continuare a fare i cantastorie o i cuntastorie. Io credo che queste esperienze siano insostituibili, ma che come ogni tradizione che rimane vitale anche questa si modifica sotto le esigenze del tempo e la sensibilità di chi la incarna.

 

 

L’album è stato realizzato grazie ad una raccolta fondi su Produzioni dal basso: al di la del dato meramente materiale, l’idea che delle persone abbiano contribuito alla realizzazione di un lavoro artistico, che lo abbiano fatto insieme, è un bel segnale di fiducia nell’umanità e nell’arte. Che ne pensi?

Da un lato è meraviglioso che le persone diano la loro fiducia e i loro soldi per permettere a musicisti come me di realizzare un album o uno spettacolo teatrale, ma dall’altro è anche il segnale dell’assenza di case di produzione che investono su lavori come può essere MARINMENZU.

Questo impone di inventarsi nuovi modi a chi vuole continuare a produrre musica di un certo tipo, ma in alcuni momenti diventa difficilissimo andare avanti. Io fino ad oggi mi sento molto fortunato, ma non nego che se ci fosse una produzione a seguire i miei prossimi album per molti versi sarei più tranquillo.

 

Bandcamp Giacomo Sferlazzo> https://giacomosferlazzo.bandcamp.com/

Sito ufficiale > www.giacomosferlazzo.com