Un telaio, una donna, un’isola. Sembrano gli elementi di un racconto antico, magari una favola. Ed invece si tratta di una storia profondamente contemporanea. La storia di una siciliana, o meglio di una eoliana di Lipari, Paola Costanzo, che si è fatta creatrice di tessuti, con l’uso di tecniche antiche, ma dentro un percorso di studio e sperimentazione.

“La tessitura è una pratica terapeutica” è la frase che ci ha colpito di più della nostra conversazione. Una convinzione che dà il senso di un esercizio che non è solo manualità o artigianato, ma che ha a che fare con una dimensione interiore, profondamente umana. “Tessere – spiega Paola – è un lavoro antico e povero che sa di autoproduzione di beni primari e richiede fatica e un approccio quasi scientifico”.

Nel suo racconto, e nella sua esperienza, si fondono la tradizione delle donne siciliane, madri e mogli che, attraverso la tessitura, producevano quanto necessario alla vita di ogni giorno, e le tecniche delle donne di uno sperduto villaggio dell’Indocina che, oggi, creano tessuti e manufatti con la stessa fatica.

Dalle parole di Paola comprendiamo che è dall’incontro tra l’ordito, struttura verticale che “tiene”, e la trama, orizzontale, che si “disegna” una melodia di colori e forme, che sono, come le note su un pentagramma, un linguaggio universale, il cui prodotto finale, il tessuto (o armatura), è, come un’opera musicale, comprensibile nonostante le barriere linguistiche.

“La forza, la robustezza, la tenuta di un tessuto è frutto di calcoli e conteggi che richiedono studio ed applicazione, quasi scientifica: come nella poesia – chiosa Paola Costanzo – il prodotto finale spesso nasconde la fatica della tecnica e del rigore che sono alla base della costruzione”.

Da quattro anni Paola ha affiancato, alla sua attività professionale nel campo della promozione turistica delle Eolie nel mondo, il lavoro di tessitrice. “Sono stata sempre appassionata di stoffe e colori ma l’amore per la tessitura esplode quando ho chiesto in prestito a Florance  Queillien un telaio”. Florance era un’artista  francese che viveva tra Lipari e Roma e che ha fatto scoprire a Paola il mondo di telai e filati.

“A differenza che in altre parti della Sicilia, alle Eolie – ci spiega – non c’è una tradizione antica e radicata di tessitura. Solo a Filicudi ho rintracciato una storia, tramandata oralmente, di una donna che tesseva le vele per la barca del marito”. Più che un ritorno all’antico, come sta accadendo in tante parti dell’isola, per Paola si tratta di una vera e propria scoperta.

La sua “Mouloud Bottega Tessile” della Piazzetta a Marina Corta è quindi un posto unico, e le sue produzioni (stole, borse e complementi d’arredo) sono realizzate con materie prime naturali. “Rispetto alle antiche tessitrici il punto di partenza è diverso: adesso non si tesse per realizzare manufatti necessari alla sussistenza – argomenta Paola – ma lo stile e lo spirito sono gli stessi”. La lentezza, la fatica e la cura meticolosa sono gli elementi caratterizzanti. Tessere è riscoprire uno stile di vita antico, un lavoro che ritrova una dimensione umana anche quando “ti spezzi la schiena dopo otto ore al telaio”. Ritrovare tempi e ritmi: la gioia della creazione.  “Perchè la tessitura – ci spiega Paola – è un’attività creatrice più che creativa: non prende le mosse da un manufatto ma lo realizza a partire da semplici fili o da qualche matassa”. C’è molto di femminile, di donna e di madre. Un lavoro che genera, che crea, appunto.

Una semplicità non scontata, non banale. “Tutto ciò che indossiamo o ciò che rende funzionali o abbellisce le nostre case è l’esito di un percorso di industrializzazione più o meno selvaggia – ci spiega – tessere significa non adattarsi, resistere” Una “Resistenza” senza alcun approccio ideologico, ma  che ci racconta, come spesso accade quando si narra del ritorno ad antichi mestieri, della necessità di vivere bene, in maniera più sana e autentica.

Le trame e gli orditi di Paola rappresentano proprio questa voglia di “antico”, ma fortemente moderna, fatta di sperimentazione continua e studio, riscoperta di tecniche tradizionali e sapiente individuazione di materie prime nuove, necessità di isolamento creativo tipico dell’artista ma volontà di diffusione e divulgazione.

“Non è mia intenzione richiudermi in bottega o immaginarla come atelier esclusivo – conclude –  ma sto immaginando percorsi formativi e terapeutici perché credo che la tessitura sia una forma d’arte che possa educare alla bellezza, proprio a partire dalla dimensione creativa”.