Di fronte ad un’attualità in cui le tonnare, specie in Sicilia, faticano a rimettersi in attività, il docufilm Diario di Tonnara di Giovanni Zoppeddu fa rivivere una storia che affonda le radici nel mito.

Il documentario, liberamente ispirato dall’omonimo libro Diario di Tonnara di Ninni Ravazza, è caratterizzato da un susseguirsi di immagini in bianco e nero e a colori, attraverso le quali si racconta delle gesta di rais e tonnaroti e di intere comunità il cui ritmo di vita era segnato dai tempi della pesca del tonno.

È straordinario come le immagini delle scene originali girate nelle tonnare di Carloforte e di Trapani si incastrino con quelle di repertorio di maestri come De Seta, Quilici, Alliata degli archivi dell’Istituto Luce, che tra l’altro ha prodotto il lavoro cinematografico. Il montaggio, curato da Luca Onorati, non segue un andamento cronologico: le immagini di ieri e di oggi si abbinano per raccontare le diverse fasi della vita nella tonnara.

“La pesca del tonno è un rito senza tempo – ci spiega Zoppeddu – per questo è stato facile passare da materiale d’archivio a scene realizzate da noi”. Fin dalla notte dei tempi i movimenti, le strategie, le parole, dette e cantate, della mattanza mischiano elementi religiosi e popolari.

Scelta azzeccata è quella di giustapporre alle scene di mare, squarci di vita contadina per comunicare il legame tra il sudore e la fatica nei campi e in barca. Stesse attese, stessa precarietà, stesso rapporto con i ritmi e le incertezze delle stagioni.

Diario di Tonnara ha il merito, inoltre, di restituire il giusto valore alla “mattanza”, spesso criticata per la sua violenza, ma che oggi, che i tonni anche molto giovani vengono pescati in alto mare, ritrova una sua sostenibilità perché solo i pesci molto grandi rimangono imprigionati nella “camera della morte” mentre i tonnetti sotto un certo peso e dimensione si liberano da soli.

“È la dimensione collettiva, la fatica e le speranze condivisi – sottolinea il regista – che abbiamo provato a raccontare”. Si respira nostalgia di valori “di comunità”, di una “civiltà” in via di estinzione in cui l’espressione “destino comune” è pregna di concretezza. L’efficacia di una stagione di pesca determinava, in un senso o in un altro, il benessere del popolo della tonnara. Per questo il docufilm diventa emblematico di tante storie di donne e uomini uniti dalla consapevolezza che l’unica strada per resistere è “sortirne insieme”, per dirla con Don Milani. Quest’ultima citazione segnala anche la dimensione politica che si fa sottotesto, mai banale del documentario di Giovanni Zoppeddu.

La dimensione atemporale della ritualità, che lo stesso regista definisce “onirica”, e la concretezza della fatica e del sudore, legate dal sapiente lavoro di  Claudio Marceddu alla fotografia, hanno trovato nelle musiche Marco Corrao e Gabriele Giambertone un supporto più che significativo. “Abbiamo provato – spiega Corrao – a stabilire una connessione profonda con le sequenze che di volta in volta ci venivano sottoposte: le musiche non accompagnano le singole immagini ma la dimensione narrativa complessiva del film”. Corrao e Giambertone riescono nel risultato, mai scontato per un documentario, di un realizzare un semplice sottofondo musicale ma un elemento indispensabile che prova a trasmettere la “musica dell’anima” dei protagonisti.

E quando sulle note della  canzone “È sulla ‘a tunnara accamorà”, musica e parole di Olivia Sellerio, sullo schermo della Multisala Iris di Messina scorrono i titoli di coda, è difficile non sentirsi un po’ commossi.

La storia racconta i borghi, le comunità e le avventure che hanno scandito la vita quotidiana dei pescatori del tonno. Una comunità che si sviluppa sul mare e che dal mare mutua le leggende, i riti magici e la sacralità. Diario di Tonnara è un documento che dipinge a tinte oniriche ma fortemente realistiche un mondo destinato ad essere relegato nel cantuccio della tradizione. Un universo fatto di racconti, di storie tramandate di generazione in generazione e di una ritualità che oggi fatica ad essere ricordata. Rais e tonnaroti, offrono, in Diario di Tonnara, lo spunto per descrivere la Sicilia del mare, quella ancorata alla tradizione, fatta di valori primordiali e nobili dei quali, ancora, si sente l’eco in tutta l’Isola ed oltre.